Quali sono gli interessi da valutare in caso di trasmissione intergenerazionale della ricchezza?
Nei programmi di trasmissione familiare della ricchezza si intrecciano spesso gli interessi di chi effettua la disposizione, gli interessi familiari e gli interessi del destinatario finale della attribuzione. Non sempre tali interessi collimano.
Il disponente: i suoi interessi
Spesso il disponente intende mantenere il controllo sul proprio patrimonio fino alla fine, evitando di rinunciare anticipatamente alla titolarità e alla gestione diretta dei propri beni nonostante la pressione delle nuove generazioni deponga in senso diametralmente opposto.
È molto frequente che il disponente abbia già maturato una propria volontà in ordine alla attribuzione e al riparto dei beni e non intenda negoziarla, per quanto non rispondente alle aspettative di chi gli succederà. D’altro canto, vi è l’esigenza che la disposizione venga rispettata e l’assetto programmato trovi una effettiva attuazione, circostanza che potrebbe richiedere la volontà collaborativa dei beneficiari.
Sopra ogni altra esigenza prevale, in ogni caso, la necessità che l’attribuzione garantisca un acquisto stabile, cioè suscettibile di non essere successivamente revocato, impugnato, invalidato o rinunciato.
Passaggio generazionale della ricchezza: gli strumenti
Gli strumenti che si possono utilizzare per il passaggio generazionale della ricchezza vanno pertanto scelti e calibrati in base alle concrete esigenze di volta in volta ritenute prevalenti.
Soluzioni alternative al testamento, possono essere valutate nei limiti in cui ciò è consentito dall’ordinamento, attraverso la contrattualizzazione del trasferimento dei beni.
Questo, potrebbe, in taluni casi, rassicurare il disponente circa la certezza della devoluzione patrimoniale, considerato in quest’ultimo caso il raggiungimento di un accordo e dunque la pianificazione condivisa con i futuri beneficiari.